Una richiesta di aiuto dai profughi goriziani a Losdorf
Assillati dalle tremende condizioni del momento […], abbiamo lasciato la città nell’intendimento di non recarsi molto lontano e sperando in un breve ritorno.
In quella vece ci troviamo qui acconfinati in capo alla Monarchia, privi di conoscenza del paese, senza indumenti e con il solo sussidio problematico dei fuggiaschi!
È dura la nostra sorte. Ammalati, dobbiamo dormire su poca paglia e siamo nutriti molto parcamente. I bambini soffrono di ciò immensamente e si son verificati casi di mortalità. Veruna speranza di essere sussidiati da questa popolazione e così pure non vi è la più lontana idea di trovare qui una rimunerativa occupazione.
Il clima è già ora ruvido e che sarà di noi con l’avanzarsi della cattiva stagione, ché il paese sarà ricoperto di neve e di ghiaccio. In questo tremendo stato di cose non ci rimane, che unica ancora di salvezza, il rivolgersi alla carità dei nostri Concittadini e preghiamo perciò di venirci in aiuto, sia con indumenti per l’inverno, anche per i figli, con coltri invernali e con un generoso sussidio in denaro […]
La lettera di Augusto Crasseviz al conte Dandini scritta il 4 agosto 1915 a nome di una ventina di profughi goriziani da Losdorf presso Tetschen a.d. Elbe nella Boemia settentrionale è pubblicata da Paolo Malni, Storie di profughi, in La gente e la guerra. Saggi. A cura di Lucio Fabi. Udine, Il Campo, 1990, p. 86-87.