Una biblioteca in guerra

Gorizia e la Grande Guerra

Se è abbastanza conosciuta la storia della Biblioteca Statale  (già Governativa) dal 1918 in poi, da quando cioè è diventata italiana, non si può dire lo stesso per i decenni precedenti, dal 1825 al 1914 quando era classificata come una delle sei “Studienbibliothek” della monarchia asburgica (le altre erano a Linz, Salisburgo, Klagenfurt, Lubiana e Olmutz, ora Olomouc nella repubblica Ceca). Si trattava di una biblioteca di indole scientifica aperta in città che non avevano l’università (e quindi nemmeno una biblioteca di ricerca), ma che invece erano sede di un istituto scolastico di livello liceale, era quindi una biblioteca riservata ai docenti, ai discenti liceali e in genere alle persone colte, una biblioteca  per lo studio e l’insegnamento, non una biblioteca per tutti.

Anche per questo motivo, la dotazione bibliografica di base di queste “biblioteche degli studi” (un genere che non si trova nella contemporanea organizzazione bibliotecaria italiana) doveva essere abbastanza simile l’una con l’altra e doveva considerare tutti i campi dello scibile. Uso l’imperfetto perché bisognerebbe affrontare una seria comparazione  bibliografica dei vari fondi, ma dalle prime indagini quello che emerge è quanto appena detto. Naturalmente ogni  biblioteca, sulla base delle indicazioni del bibliotecario e dei docenti e soprattutto della dotazione finanziaria che proveniva direttamente dal governo di Vienna, era in grado di specializzare le proprie collezioni. Cosa che non sembra sia avvenuta nel caso di Gorizia, e per l’assenza del  bibliotecario e per la disorganizzazione  nella quale versava la biblioteca specie ai suoi inizi, tanto da farne temere la chiusura. La Studienbibliothek di Gorizia fu l’ultima ad essere aperta, nel 1822 ma effettivamente nel 1825, così che Carlo Battisti, il primo direttore italiano (seppur proveniente  come formazione da Vienna), poteva pubblicare su “Studi Goriziani” nel 1925 il suo saggio su “Il centenario della Biblioteca Governativa di Gorizia” (p. 9-24), studio che è ancora fondamentale per la storia poco conosciuta della Biblioteca durante il periodo asburgico.

A Gorizia, a lato della biblioteca degli studi, di lingua e cultura tedesca (e con inserti slavi), era sorta per le esigenze della popolazione locale, nel 1893, la Biblioteca Civica, di impianto linguistico e culturale profondamente italiano.

Le due Biblioteche furono chiuse per motivi di guerra nello stesso periodo e alla ripresa della vita la Biblioteca Civica confluì in quella che era stata nominata Governativa e che era l’antica Studienbibliothek, la quale si trovò nel volgere di quattro anni in una nuova realtà statuale e bibliografica. Fu all’inizio una biblioteca straniera in Italia (e per quanto riguarda i fondi antichi lo è ancora, tanto che è stata inserita in un importante repertorio di biblioteche “tedesche”) e Carlo Battisti impegnò tutte le sue forze per far conoscere il nuovo istituto bibliografico e soprattutto per riorganizzarlo secondo le regole e le leggi della amministrazione italiana, che almeno nel campo bibliotecario non era certo all’avanguardia.

Il progetto prevede quindi una mostra sulla Biblioteca Asburgica accompagnata, possibilmente, da un catalogo che dia finalmente conto di una realtà bibliografica, che per essere sconosciuta al panorama bibliotecario italiano, viene spesso o negata o sottovalutata.

Marco Menato


Lettori, biblioteche e archivi goriziani tra guerra e pace

Non è andato a buon fine neanche il progetto dedicato a Lettori, biblioteche e archivi goriziani tra guerra e pace presentato nell’ambito del bando per la selezione di iniziative culturali commemorative della Prima Guerra Mondiale indetto dalla Struttura di Missione per gli anniversari di interesse nazionale operante presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Lettori, biblioteche e archivi goriziani tra guerra e pace intendeva presentare le istituzioni bibliografiche e archivistiche attive a Gorizia prima e dopo la Grande Guerra, fotografate nel passaggio epocale dalla realtà statuale asburgica a quella italiana. Prevedeva tre fasi: il riordino dell’archivio storico della Studienbibliothek, attualmente non consultabile, ad opera di un archivista libero professionista, e la pubblicazione del relativo inventario (1822-1914) nella trascrizione del testo tedesco con traduzione italiana su “Studi goriziani” e on line; la mostra documentaria Storia di una biblioteca chiusa e di una gioventù “bruciata”, relativa sia alla Studienbibliothek e alla Biblioteca Civica, sia alle diverse raccolte librarie locali andate distrutte a causa del conflitto, nonché alla gioventù goriziana (e in genere della Contea di Gorizia), inviata sui fronti della Galizia e dei Carpazi, attraverso l’esempio di un carteggio (cartoline illustrate) fra due giovani, che inizia nel 1914 e finisce nel 1919 (in collaborazione con la dott.ssa Lucia Pillon e l’Associazione Cormonese Austria); la riedizione de Il porto sepolto di Ungaretti (soldato sul Carso goriziano), uscita a Udine nel 1916 in appena 80 copie, in forma di “libro d’artista”, a tiratura limitata, con sei incisioni opera di tre importanti artisti che rispecchiano per la loro origine e cultura le tre anime che hanno convissuto per secoli a Gorizia: l’italiano Leonardo Furlan, la slovena Ana Brumat e l’austriaco Walter Melcher (Simone Volpato Studio Bibliografico Editore).

Il progetto, rientrato tra quelli ammissibili, è risultato al 322° posto con un punteggio di 51,86 tra le 768 iniziative inserite nella graduatoria finale pubblicata sul sito ufficiale del governo italiano dedicato al centenario della Grande Guerra e che si allega per comodità di consultazione. Purtroppo, alla luce delle risorse stanziate, risultano finanziabili solo le prime 45 iniziative.

 graduatoria finale selezione progetti culturali bando grande guerra.pdf