L’arresto di Giuseppe Bramo

Trovo all’uscio d’entrata una guardia che mi dichiara in arresto e mi ordina di tosto seguirla. Erano le 4.30 del mattino. Finii di allestire la valigia e mi misi a disposizione della guardia. Scendemmo, alla porta di casa trovammo due soldati con con fucile e baionetta inastata. Mi presero in mezzo e mi scortarono alla palestra della scuola tedesca. Più tardi vi giunsero il Commissario all’Annona, Luigi Resen, l’impiegato privato Eugenio Cociancig, la signora Venier e molti altri ancora…

Verso sera, alle 19 giunse l’ordine della partenza. Circondati da soldati c’incamminammo verso la stazione Nord. Fummo fatti salire in una vettura di III.a classe. Il convoglio si mise in moto verso le 23. Udivasi lontano un sordo brontolio… avrebbe dovuto essere quello del cannone liberatore… era invece quello di un temporale che si allontanava e con esso ogni speranza per noi, costretti a lasciare forse per sempre la terra che ci vide nascere e che ci era tanto cara…

Passai la notte sul duro sedile, rannicchiato in un angolo dello scompartimento. Sul far del giorno arrivammo ad Opcina, con le ossa rotte, tormentati dalla fame e dalla sete: Dopo una breve sosta si riparte… Getto uno sguardo laggiù nella foschia, dietro la quale si nasconde la ridente pianura friulana…

(Giuseppe Bramo. Internati, in Per il monumento ai caduti goriziani. [9 agosto 1916-9 agosto 1922]. Gorizia, Paternolli, 1922)