La corrispondenza della famiglia Mulitsch: febbraio-aprile 1915
La corrispondenza intercorsa tra i componenti della famiglia Mulitsch nei mesi precedenti l’entrata in guerra dell’Italia dà l’idea di come una famiglia irredentista goriziana si preparava agli eventi. Dei fratelli Mulitsch, nel 1915 Emilio si trova a Firenze per motivi di studio (si sarebbe arruolato volontario nell’esercito italiano), Carlo (Lucci) espatria il 10 aprile 1915, Arnaldo resterà nascosto a Gorizia in attesa della liberazione della città. Anche il capofamiglia, Giuseppe, ripara in Italia, mentre sua moglie sarà arrestata e internata.
febbraio 1915
Se mi sarà possibile, verrò quest’altra settimana a Udine, poiché ora c’è gran rigore alla frontiera. Se per caso ci fosse qualche cosa d’urgente, ti scriveremo sotto il nome di Enrico Marius.
(Giuseppe Mulitsch, lettera al figlio Emilio)
30 marzo 1915
Credimi che sebbene qui lontani dalla terribile guerra che si combatte entro ai confini di questo stato, prossimo allo sfacelo, non si vive tanto a disagio come in altri luoghi, anzi se non fosse la mancanza di molti amici e un po’ il continuo rincaro dei viveri, non ci si accorgerebbe nemmeno della guerra. Militari in gran massa non ce ne sono qui.
Credo a tutte le cose che tu mi hai scritto riguardo all’intervento dell’Italia, ma è mia opinione che fino a che gli stretti dei Dardanelli non saranno sforzati e fino a che l’esercito russo non si troverà vittorioso alle porte di Budapest, l’Italia non si muoverà.
La caduta di Przemysl certamente ha una grande importanza nel progressivo avanzarsi dell’esercito russo e qui tra il ceto militare e codino questa fece grande impressione.
Di una cosa son certo, che se l’esercito italiano non verrà gettato fulmineamente senza mobilitazione e senza dichiarazione di guerra oltre il confine naturale del Judrio e del Friuli interno, qui avverranno certamente delle rappresaglie contro di noi e oltre a ciò tutti i ponti e le strade anderebbero distrutti.
(Arnaldo Mulitsch, lettera al fratello Emilio)
31 marzo 1915
Qui da noi le cose si mettono molto male. I giornali di Graz pubblicavano che il Governo ha preso dei fondi a Karlsdorf (vicino a Graz) allo scopo di costruire delle baracche per mettere al sicuro, in un campo trincerato, tutte le persone sospette dell’Italia irredenta. Siccome fui 28 mesi e mezzo in prigione, dal 1878 al 1880, come reo di alto tradimento, la polizia non mi ha certo dimenticato; e così, non volendo perdere la mia libertà personale, ho deciso alla prima occasione di venire a riposarmi a Firenze. Subito che vedrò che l’orizzonte si oscurerà, parto immediatamente. Per Aldo abbiamo già trovato dove metterlo.
A Pola sono arrivati 22 sottomarini germanici con la ferrovia, tutti smontati; sono destinati per i Dardanelli.
(Giuseppe Mulitsch, lettera al figlio Emilio)
4 aprile 1915
Carissimo babbo, […] applaudo alla tua determinazione di metterti al sicuro quando sarà giunto il momento: è un atto di prudenza che forse può essere inutile ma che ad ogni modo non è bene trascurare. Ora il difficile è di sapere quando sarà giunto il momento. Io credo non sia assolutamente prudente rimanere a Gorizia dopo il 13 o 15 aprile. Una buona parte dei capi del partito liberale triestino e istriano sono già al sicuro. La mobilitazione sarà fra il 15 e il 20; almeno questa è l’opinione generale.
(Emilio Mulitsch, lettera al padre da Firenze)
12 aprile 1915
Sono severissimi anche a Udine; tutti vengono presi per spie. Domenica anche il prete Nanut fu visitato e poi accompagnato al confine. Noi si vive in continue angustie. Il babbo poi è nervoso all’eccesso. Puoi solo figurarti se il suo umore nero non divenne di pece, quando arrivò venerdì sera Lucci e ci spiattellò che all’indomani se ne andava anche lui a Udine. Ieri ci pervenne il telegramma che passò felicemente il confine.
Io e Aldo siamo abbastanza tranquilli ed aspettiamo con calma il lieto evento. Ieri sembrava la cosa lontana, ma oggi il babbo ebbe più consolanti notizie. […] Ora non lasciano passare nemmeno donne, perché temono che portino giornali. […]
[Lucci] deve aver avuto sentore di qualche cosa di grave, altrimenti non avrebbe fatto quel passo. Io credo che lui era ritenuto per italianissimo e forse osservato. Quando finiranno queste infamie?
(Elisa Seppenhofer Mulitsch, lettera al figlio Emilio)
16 aprile 1915
Io rimango per ora a Udine fino al 1° maggio, poi probabilmente andrò in qualche altra città. Qui nulla di nuovo; vita alquanto noiosa. Manca una seria organizzazione. Per la chiamata, vuoi dare il mio indirizzo a Roma? Scappai qui per sfuggire a eventuali rappresaglie poliziesche e nella speranza di ritornare presto. Ora vedo però che qui si attende senza apparente motivo, aggravando la possibilità di buon successo con minimi sacrifici. […] Saprai forse già che 70 profughi triestini, giunti a Venezia, sono stati internati a Catania. Si attende anche a Udine un eguale provvedimento.
(Carlo Mulitsch, lettera al fratello Emilio da Udine)
20 aprile 1915
Secondo notizie qui giunte il ministero ha respinto tutte le domande fatte da esteri per entrare nell’Esercito. […] Speriamo che comprendano l’utilità di avere gente pratica dei nostri luoghi, tanto nei pubblici servizi che nell’esercito.
Qui sono tutti molto esasperati della lunga attesa e più ancora della poca importanza che si dà alle nostre offerte di fare qualsiasi servizio per la patria. La conseguenza è che alle esercitazioni del plotone volontari non prende parte più nessun irredento. Le notizie che giungono dalle nostre provincie sono sempre più tristi. […]
Le autorità di confine sono ogni giorno più feroci. Alla Signora Venier, che voleva venire qui domenica a trovare il marito, fu proibito a Gorizia di partire. Giornalmente vengono fermati al confine disertori, benché muniti di passaporti italiani. Alla leva di domenica furono presi una massa di conoscenti, fra cui Milost, Borghesaleo, Dr. Donati, Seghizzi, Bozzini e molti altri.
Qui continuano movimenti di truppa. Fuori Udine si fanno trincee!! Attendono forse che gli austriaci invadano il territorio italiano!! Non si comprende più niente!
(Carlo Mulitsch, lettera al fratello Emilio da Udine)
(Da I prodromi della guerra nel carteggio dei de Mulitsch, in Cronache goriziane 1914-1918. A cura di Camillo Medeot. Gorizia, Arti Grafiche Campestrini, 1976, p. 189-195)