Il bombardamento di Merna nei ricordi di Anton Budin

A Miren [Merna] sparavano ogni giorno, ed ogni giorno scappavamo nei rifugi. Naturalmente noi, i più piccoli, i bambini, trovavamo tutto divertente. Quando i nostri soldati austriaci misero i cannoni sul fronte, vicino ai nostri campi, vicino a Miren, noi portavamo loro degli shrapnel ed in cambio ricevevamo dei biscotti militari, il cvibok [gallette]. Questo succedeva fino all’autunno (1915).

In autunno vi furono due offensive sul fronte dell’Isonzo, in novembre ed in dicembre. Una granata italiana colpì, vicino alla chiesa di Miren, un deposito di ectrasite, polvere da sparo usata spesso per le granate austriache. Sembrò di vedere Miren in aria: fu un’esplosione terribile, tutti i vetri si frantumarono. Il giorno dopo andai con mio padre a cercare dei vetri dal nostro negoziante per chiudere provvisoriamente le finestre. Lungo la strada di casa, sentimmo di nuovo due colpi ed una granata ci passò oltre. Mio padre disse: “Ragazzo, ora vai nel rifugio, io vado a prendere la mamma, poi veniamo anche noi due.” Allora successe. Quando arrivo nel rifugio, sento altri due spari e due esplosioni. Il mio amico dice: “Sulla vostra casa è caduta una granata.” Lascio tutto e corro a casa. Quando arrivo a casa, vedo che c’è un fumo grigio che esce da tutte le finestre dell’edificio. Penso che papà e mamma se ne sono andati. Mi precipito dentro. Grido: “Papà, mamma!”. Mio padre mi dice: “Vieni qui che salviamo la mamma”. La mamma era completamente coperta dai calcinacci della parete. La tirammo fuori di lì. Aveva il piede rotto, la spalla rotta, delle ferite sul viso. Non c’era niente da fare. Trovammo un carro e la portammo nel rifugio, che il giorno dopo saltò in aria. La mamma soffriva terribilmente. Io e la mamma venimmo trasferiti provvisoriamente a Volčja Draga, ma quando vidi quanto lei soffriva, scappai di nuovo a Miren sotto le bombe. E qui rimasi quasi fino alla primavera.

Testimonianza di Anton Budin (nato a Merna nel 1902), tratta da: Dorica Makuc. Voci di guerra e di confine, in La gente e la guerra. Saggi. A cura di Lucio Fabi. Udine, Il Campo, 1990, p. 235-263.