Il bombardamento del monastero delle Orsoline

24 Luglio.

Il nostro Convento subì quest’oggi la terribile catastrofe del bombardamento. Verso le 5 antim. l’artiglieria italiana prese di mira la nostra casa, sicché le prime due granate caddero a S. Lorenzo; la prima traforò il tetto della cantina, ove si trovarono riposte molte botti per il vino. La pressione dell’aria fu sì grande da sollevare da terra una botte della capacità di 12 ettol. e cacciarla fra i travi del tetto. il nostro servo Andrea si trovò a 10 passi lontano da questo luogo disgraziato. Le altre granate ed i schrapnell erano tutti diretti sull’infermeria. Due ore durò il bombardamento. Uno sparo seguiva l’altro, un rotolare di sassi si vedeva sui tetti e nel cortile. Simile alla grandine cadevano dall’alto grossi pezzi di granate, di schrapnell, di sassi, di tegole e di palle. Il fumo e un asfissiante odore di zolfo penetravano in ogni luogo. Sembrava il finimondo.

Con una celerità incredibile volavano attorno pezzi di granate, traforavano i muri, cadevano sui letti, rompevano i vetri delle finestre, aprivano porte chiuse a chiave, e alzandole sopra i cardini, le gettavano a terra.

Nel Convento si trovavano allora 27 religiose con a capo la R. M. Teresa Mirsky, Sottopriora. Tutte cercarono un nascondiglio sicuro nei sotterranei delle cantine. Anche le due Madri anziane, già da più anni nell’infermeria, furono portate laggiù: cioè M. Luigia d’anni 90 e M. Salesia d’anni 87.

Tutte tremavano dallo spavento cercando un conforto nella preghiera. Anche l’ultima delle nostre Educande si trovava con loro. Intanto le granate cadevano come per caso qua e là, cagionando la più terribile devastazione. I più grandi tiri dei cannoni erano diretti però sul fabbricato della infermeria, ove cagionarono i più grandi danni. A pianterreno distrussero le camere della stireria, facendo in pezzi la macchina da stirare e le tavole e seppellendo sotto le macerie la biancheria del I.mo piano. Presso il coro cadde il soffitto del II.do piano e con esso vi caddero pure tre grandi armadi che si trovavano lassù nel corridoio presso le scale. Dalla pressione dell’aria furono infrante [sic] tutti i vetri delle finestre del Coro e della saletta e le porte gettate a terra.

Nella cappella di San Giuseppe dell’infermeria fu sollevato il pavimento e le tavole fatte a pezzi. Per la finestra della II.da stanza a destra, nel II.do piano, ove abitava M. Pierina, vi penetrò una granata, la quale, perforando il pavimento, cadde nella stanza della R. M. Provinciale nel I.mo piano, ove esplose e conquassò [sic] le due celle dirimpetto e ne distrusse tutti i mobili.

Uno schrapnell distrusse pure parte del pavimento del corridoio dell’infermeria. Un’altra granata fracassò ogni cosa la stanza delle Novizie (II.do piano) poi le sottostanti celle ove abitavano M. Johanna e M. Gabriella e poi ancora l’Infermeria dell’Educande. Anche il III.zo piano soffrì grave danno, dacché anche qui le granate distrussero le camere, ove erano riposte le nostre coperte da letto e la cella ove abitava la Sor. Gerarda e fecero danno dappertutto. Anche la scuola esterna non ne fu risparmiata. Le imposte delle finestre furono fatte a pezzi e i vetri infranti. La stessa sorte ebbero le finestre del parlatorio grande e di quello di S. Gabriel. Si ritiene che la causa di questo bombardamento vi poteva essere il pozzo del cortile della scuola esterna, il quale osservato dagli aeroplani, a detta d’un militare, poteva sembrare a loro una batteria trincierata [sic].

(Cronaca del Monastero delle Orsoline di Gorizia, in Vanni Feresin. Diario 1915. Gorizia sotto le macerie. Gorizia, Centro per la conservazione e valorizzazione delle tradizioni popolari di Borgo San Rocco, 2015, p. 23-24)