I ricordi di Henrik Tuma: dall’estate all’autunno 1914

Avvocato e uomo politico sloveno, Henrik Tuma (Lubiana 1858-1935) trascorse gran parte della vita a Gorizia. Nel suo libro di memorie rievoca anche gli anni del primo conflitto mondiale.

Subito dopo le due guerre balcaniche io avevo capito che si sarebbe arrivati ad un grande conflitto europeo. Ero in ansia per due dei miei figli, che stavano entrando nell’età giusta per fare i militari, ma mi preoccupavo anche di mettere al sicuro il mio patrimonio, che avevo investito nell’acquisto di fabbricati a Gorizia. Pensavo che Gorizia, per la sua posizione geografica, non sarebbe diventata teatro di guerra nel caso di un conflitto armato europeo. La valle dell’Isonzo era indifesa di fronte ad un eventuale attacco italiano. Gorizia sorge allo sbocco dell’ampia pianura del Vipacco. I casi erano due: o l’esercito austriaco avrebbe portato le operazioni belliche nella pianura italiana, oppure l’esercito italiano sarebbe riuscito già all’inizio a penetrare nella valle del Vipacco. In entrambi i casi Gorizia sarebbe dovuta rimanere al sicuro, fuori dalla linea del fronte.

Allo scoppio della guerra io mi trovavo in villeggiatura con la famiglia a Kranjska gora. Lungo un linea che attraversava tutta la Gorenjska si stavano costruendo in gran fretta grandi forni per l’approvvigionamento dell’esercito italiano, che sarebbe dovuto venire a dar man forte a quello austriaco, passando per Pontebba e Tarvisio. L’Austria allora credeva ancora nel suo alleato. Ma già verso l’autunno cominciò ad avere dei dubbi, tant’è vero che cominciò a scavare trincee, grandi caverne e postazioni di approvvigionamento lungo il confine con l’Italia, sulla Banjška planota [altipiano della Bainsizza] e da Ajdovščina [Aidussina] lungo il Carso fino a Trieste. Non per vantarmi, ma in base a tutto ciò che alla fine accadde, potrei dire che ero l’unica persona esperta che conoscesse effettivamente tutte le vie d’accesso al confine, tutti i possibili valichi alpini, anche i più impervi, come pure conoscevo la Banjška planota e la catena di monti che si snoda fino all’Alto Carso. Sulle prime non potei fare a meno di pensare che lo stato maggiore delle forze armate italiane dovesse saperne almeno quanto me e che avesse già stabilito con chiarezza il percorso che l’esercito italiano avrebbe dovuto fare per raggiungere Lubiana, decidendo di farlo passare non per la valle del Vipacco, ma attraverso la zona di Tolmin, la Banjška planota, Idrija e Škofia Loka.

(Henrik Tuma. Dalla mia vita. Ricordi, pensieri e confessioni. Trieste, Devin, 1994, p. 363. Trad. Marjian Vončina)