I profughi goriziani a Wagna. La rivoluzione – ottobre 1917

La rivoluzione

L’ultima è stata molto movimentata. Le pompe d’acqua non funzionavano essendo state tagliate le gomme. Sono intervenuti i gendarmi, sparavano in aria, per disperdere la folla. Uno ha sparato contro la folla ed ha ucciso un bambino. Era figlio unico, suo padre combatteva in Russia. Povero uomo, gli hanno dato il permesso di vedere un’ultima volta suo figlio. Non si può descrivere lo strazio della madre.

È venuta la commissione di Vienna, vedendo il campo profughi tutto chiuso a rete. Hanno chiesto “Cosa ha fatto questa gente, per non essere liberi?” Le hanno spiegato che sono i profughi delle terre bombardate.

Hanno detto “Non si chiude così questa gente, sono Austriaci come voi. Togliete subito le reti che siano liberi”.

Con il sacrificio di quel bambino si era liberi.

Prima si doveva chiedere il permesso per uscire un paio d’ore. Se uno ritardava era la prigione.

Dopo aver rotto le reti si poteva uscire senza permesso. Poveri quei tedeschi che avevano il campo vicino alle baracche, erano derubati di tutto, poco le giovava sorvegliare o di giorno o di notte erano derubati di patate, fagioli, grano.”

(Maria Hofer. Ricordi di Wagna, in Paolo Malni. Fuggiaschi. Il campo profughi di Wagna 1915-1918. San Canzian d’Isonzo, Edizioni del Consorzio culturale del Monfalconese, 1998, p. 199-202)