Gorizia giorno per giorno – 6 agosto 1916
Gorizia
Dopo una notte tranquilla, alle 6.40 inizia il più tremendo bombardamento che la città abbia vissuto dall’inizio della guerra.
Muoiono a causa delle granate che si abbattono sul n. 5 di via Scuola Agraria la guardia campestre Francesco Doliach di 47 anni e Augusto Borghes di 13 anni.
Restano uccisi in via Orzoni il quattordicenne Giuseppe Bressan e l’anziana Antonia Bressan nata Cadolin di 85 anni.
Le granate da 280 colpiscono l’ospedale dei Fatebenefratelli di via Alvarez causando la morte del sottopriore padre Vito Krikava di 72 anni, mentre il priore padre Longino Horák resta gravemente ferito.
Sono colpiti il Palazzo di giustizia (sede del Comando della 58a divisione), case in via dei Signori e in via Alvarez.
Un intenso bombardamento si abbatte sulla fabbrica di mattoni dietro il cimitero della Grazigna (o Grassigna), dove si trova una batteria austriaca.
Le granate cadono in città come grandine. Una granata incendiaria esplode nell’edificio della scuola esterna delle Orsoline, ma militari e pompieri spengono l’incendio. Ancora colpiti la chiesa di Sant’Ignazio e il duomo, la vecchia cappella dell’arcivescovo, varie case.
Si sa che buona parte del Calvario è in mano agli italiani e che gli austriaci cadono a centinaia, ma resistono ancora.
Verso le 15 si sparge la notizia che i militari hanno rinunciato a difendere Gorizia e la abbandonano temporaneamente. Il Comando di Tappa evacua su carri militari stracarichi; i soldati che si allontanano sono di buon umore. Lasciano la città anche la polizia e le poste.
Il generale di brigata invita monsignor Castelliz ad abbandonare la città. Mentre il vicario impacchetta le sue cose, sente gridare che gli italiani sono già al ponte. Preso dal panico, brucia i tre quaderni del suo diario di guerra, che ritiene troppo compromettente. Alle 23, trovato finalmente un carro da trasporto, parte con don Giuseppe Grusovin, affidando l’arcivescovado alla servitù.
In serata il commissario civico Dandini lascia Gorizia su ordine delle autorità militari, che però lo esortano a tenere nascosto alla popolazione il pericolo della caduta imminente della città.
Dal fronte
Cade la testa di ponte. Gli italiani conquistano il Sabotino. Alcune pattuglie italiane raggiungono Salcano.
Graz
I comunicati di guerra pubblicati dalla “Gazzetta d’accampamento di Wagna” cominciano a parlare di “forte fuoco di cannoni sulla testa di ponte di Gorizia”.