Gorizia giorno per giorno – 25 maggio 1915
Gorizia
Da lontano si sente il rombo del cannone e si vede il fumo degli shrapnel sulle colline.
Un aereo italiano sorvola la città in azione di ricognizione, passando sopra il Carso, Merna, le caserme di artiglieria e di cavalleria in via Trieste, la stazione Meridionale e l’Isonzo.
A partire dal pomeriggio viene sospeso il servizio del tram.
Viene dato l’ordine di abbattere la punta del campanile di San Rocco e del Seminario Minore, ma non viene eseguito.
Alla popolazione è ordinato di chiedere tutte le finestre e spegnere le luci alle otto di sera: i militari di guardia sono autorizzati a sparare contro le case dei contravventori.
L’effigie della Madonna di Monte Santo è trasferita a Gargaro. Da lì sarà portata a Santa Lucia e quindi al convento dei padri francescani di Lubiana, dove arriva il 1 giugno.
La chiesetta di Santo Spirito sul colle del castello viene adibita a deposito di munizioni.
Agli arrestati dei giorni precedenti si aggiunge il fattorino municipale Carlo Vouch.
L’ingegnere capo del Comune Del Neri e il segretario comunale Vecchi riescono a togliere le 30 bandiere tricolori nascoste da De Bassa nell’armadio del suo ufficio, dietro le bollette da 6 centesimi; Del Neri le porta nei sotterranei della scuola di via dei Cappuccini.
Il commissario Dandini chiede istruzioni al comando militare installato all’Hotel Poste: l’ufficiale gli risponde di non avere disposizioni e di essere sul punto di abbandonare la città con i suoi pochi uomini. Dandini incarica quindi il professore liceale Simsig di consegnare l’amministrazione comunale al primo comando di truppe italiane che entrasse a Gorizia.
San Floriano
Un reparto di soldati italiani raggiunge il paese, ma non si ferma e dopo aver dato un’occhiata intorno ritorna a Quisca.
Dal fronte
Alle due di mattina in un’incursione sul monte Kolovrat viene ferito a morte l’alpino Riccardo Giusto. È il primo caduto italiano della guerra. Cominciano – in maniera disorganica, troppo prudente e attendista – le operazioni del cosiddetto “primo sbalzo italiano”. L’aver sovrastimato le forze nemiche costerà agli italiani la perdita di ottime opportunità per poter avanzare più a fondo.
Italico Brass esegue il dipinto Le prime pattuglie di cavalleria entrano in Aquileia redenta.
Lager di Aleksandrija (Russia)
I prigionieri austroungarici di nazionalità italiana impegnati ai lavori di scavo di un canale vengono informati che l’Italia ha dichiarato guerra all’Austria. Per quel giorno sono liberi dal lavoro e viene loro detto che presto torneranno a casa. Tra loro ci sono goriziani e isontini.