Gorizia giorno per giorno – 20/21 febbraio 1916
Gorizia
Due vittime a Straccis. Il primo è un ufficiale ucciso nei pressi delle fabbriche da una granata isolata, il secondo è una persona nota in città: la guardia dell’ormai distrutto mulino cittadino Paulettig. Una salva d’artiglieria lo investe mentre cercava di ripararsi dal fuoco dietro le sponde dell’Isonzo. Colpito al ventre rimane a terra agonizzante per più di tre ore prima che si riesca a soccorrerlo. Sono alcuni soldati a raggiungerlo e a portarlo all’ospedale dove morirà dopo alcune ore di terribili sofferenze.
Ancora incidenti con le bombe inesplose. Tre ragazzi sono impegnati a rimuoverne una nel quartiere di San Rocco. L’ordigno però esplode e ne uccide due ferendo molto gravemente il terzo. In piazza Catterini una granata fa saltare le tubature dell’acquedotto di Cromberg ferendo gravemente un soldato e due donne. Quattro shrapnel da 140 millimetri esplodono sopra il palazzo delle dogana nei pressi del quale è sistemato il comando del generale Erwin Zeidler. In via Morelli una granata distrugge un carro con tutti i mobili di una famiglia di profughi in partenza per Volciadraga, per fortuna senza fare morti ne feriti. Bucovica alla periferia della città nei pressi di Renziano è sotto pesante bombardamento con i grossi calibri. Viene colpita da almeno sei granate da 305 mm.
Nella città sotto assedio si cerca di continuare a vivere. Sono ancora aperti alcuni negozi che forniscono generi di necessità alla popolazione stremata ma anche ai soldati che giungono a Gorizia dalla prima linea dei combattimenti. In piazza Grande sono ancora aperti Fanin (chincaglierie) Ferrario (ombrellaio) Cristofoletti (farmacia) Felberbaum (chincaglierie) Marcuzzi (Pannine) Cordas (orologiaio) Paternolli (cartoleria) Ussai (calzoleria) il Caffe centrale Bombig e Gentile (ferramenta). In via Rastello sono ancora aperti la calzoleria Culot e il negozio di chincaglierie Terpin. In via Scuole è aperto l’appalto dei tabacchi e la cartoleria Logar; tutto il resto rimane chiuso. Desolatamente chiusa e devastata è anche via Santa Chiara, presa violentemente di mira dal fuoco delle artiglierie italiane. Vi vivono ormai solo quattro persone: una donna con la sua bambina e due suore dell’istituto Notre Dame. Via Caserma (attuale via Oberdan) e via Morelli sono ormai strade fantasma: nessuno vi vive più, buona parte delle case sono danneggiate o distrutte e i negozi tutti chiusi con l’eccezione di una piccola osteria in via Morelli. In via Signori (odierna via Carducci) sono ancora aperti la libreria slovena, il negozio di pellami Drufuka, la vetreria Koren, la drogheria Mazzoli, Stabile ed Orzan commestibili, e i tabacchi Sardagna. Tutti gli altri 33 esercizi commerciali attivi nella strada prima della guerra sono ormai chiusi. In via Giardino restano aperti i negozi di alimentari Pettarin e Janesch, quello di caffè e zucchero Meini, i tabacchi Romano, la cartoleria Wehrle, le calzature Cociancig. Tutti chiusi gli altri 34 negozi della via. Chiuso tutto anche nella desolata via Seminario. In piazza Corno sono aperti l’osteria con rivendita di commestibili Cernel, la macelleria fu Decolle, la pistoria Drascek, i commestibili Valentinuzzi. Pare che in città vadano particolarmente a ruba i grammofoni. Più che i goriziani a comprarli sono gli ufficiali in licenza dalla prima linea che poi li portano al fronte per avere un po’ di conforto nelle lunghe e tediose giornate trascorse nei rifugi sotterranei.