Gorizia giorno per giorno – 18 novembre 1915
Gorizia
“È l’inferno”, “Gorizia è sotto una pioggia di proiettili”, annota Lucia Bortolotti sul suo diario.
Il corrispondente della “Reichspost” Kirchlechner telegrafa: gli italiani bombardano ininterrottamente Gorizia, la città sarà completamente distrutta. In città si lamentano sette morti nel corso della giornata. Colpito anche l’ospedale dei Fatebenefratelli 165 persone tra feriti militari e ammalati civili. In due giorni dal 18 al 19 verrà centrato da oltre 5 granate. Viene devastata la cappella dove erano custodite le spoglie di alcuni soldati che solo nelle ore seguenti sarà possibile recuperare dalle macerie per dar loro una degna sepoltura. Una granata di grosso calibro colpisce la chiesa di Piazzutta distruggendola: resta in piedi solo la facciata. Altre due case in via Carducci vengono abbattute dalle artiglierie italiane. Anche l’istituto Contavalle viene colpito e danneggiato da una bomba d’aereo e da due granate.
In quattro ore di bombardamento sulla città scoppiano diversi incendi. Quasi completamente distrutta casa Bader in via Seminario. Brucia il Trgovski Dom: alle 11 del mattino l’incendio sembra domato e i vigili del fuoco si spostano per effettuare altri interventi. Le fiamme riprendono nel pomeriggio, ma alcune granate hanno danneggiato le condotte d’acqua e la pressione dei getti non è sufficiente a domare l’incendio, che divampa fino al terzo piano e poi alla soffitta prima che nella notte i vigili del fuoco riescano a contenerlo all’ala dell’edificio su via Petrarca e poi, dopo aver lavorato per tutta la notte, a domarlo. Anche la casa dei Mulitsch è colpita da schegge di granata.
Le Orsoline portano il Santissimo in cantina.
Sempre più numerose le vittime civili, in qualche caso dilaniate dalle esplosioni e che è possibile identificare solo in un secondo momento: Francesca Oberdan in Furlan, di 44 anni; Maria Puja; Emma Merkuza di 16 anni e mezzo; Giovanni Ianesch di 30 anni; Michele Muzina; Giuseppe Marchig di 10 anni e mezzo; Luigi Dornig di 9 anni e mezzo.
Bruck
L’arcivescovo Sedej visita il campo dove si trovano 3500 sloveni sfollati dal Goriziano.
Graz
La “Gazzetta di campo” di Wagna pubblica un comunicato da Vienna del 15 novembre su Il bombardamento di Gorizia. I liberatori al lavoro. Nell’articolo si fa il punto dei danni e vittime dall’inizio della guerra: 58 civili uccisi, 50 feriti (di cui molti ragazzi) e quattro bambini uccisi da due granate. Distrutti il convento e la chiesa del Monte Santo, la sagrestia del Duomo; danneggiati il convento e la chiesa della Castagnavizza, il collegio delle Orsoline, la chiesa di Sant’Antonio. Colpite la stazione Transalpina e la stazione Meridionale. Distrutte le chiese dei sobborghi della città, Podgora e Grafenberg, Piuma, Sant’Andrea e Oslavia, come gran parte dei rispettivi paesi. Danneggiate circa 300 case di Gorizia, tra cui il palazzo della banca austro-ungarica e quello del nuovo giudizio distrettuale, colpito per 10 volte.
In una lettera al giornale “Tagepost” di Graz un testimone oculare racconta il bombardamento di Gorizia: si parla di migliaia di granate, case in fiamme, danni al Seminario, al palazzo arcivescovile, al nuovo ospedale della Croce Rossa, alle case di Piazza Grande e via Rastello. Gli abitanti fuggono nelle cantine, ed attraverso campi e boschi.