Gorizia giorno per giorno – 1 novembre 1915
Gorizia
Proseguono i combattimenti sul Sabotino. Gli italiani occupano la zona di Oslavia; da quella posizione può essere loro più agevole bombardare la città.
Le granate si abbattono in particolare sulla zona nord della città, rendendo impossibile la visita alle tombe dei defunti nel cimitero della Grazigna. Nel pomeriggio scoppia un violento temporale: è un vero “tempo di morti”.
Il suono di una campana, che risuona per un’ora, fa temere alle Orsoline che si tratti dell’allarme per l’arrivo degli italiani.
In questi giorni l’esercito italiano è sul punto di rompere la linea ed entrare a Gorizia. Temendo che ciò accada, le autorità si preparano ad una possibile ritirata nella valle del Vipacco, spostando da Gorizia le cucine, le riserve dell’esercito e l’officina per riparare i cannoni. Reparti di militari acquartierati in città si preparano ad essere inviati a Doberdò.
Vengono internati a Göllersdorf altri esponenti dell’irredentismo goriziano: il podestà Giorgio Bombig con la moglie Argia Lepre (accusata di aver fornito generi di conforto a soldati italiani prigionieri), la giornalista settantottenne Carolina Luzzatto e il gruppo del Caffè Teatro con il proprietario Cristino Lepre, suocero del podestà, il caffettiere Oscar Lepre, e, secondo un cronista, “tutti quelli che si trovavano in caffè, non esclusa la serva che lava i piatti”. Questi arresti fanno seguito ad altri, effettuati nelle settimane precedenti, che avevano portato all’internamento di persone come il cassiere Francesco Delpin, le maestre Carmela e Teresa Bramo, gli assistenti edili Riccardo Candutti e Riccardo Thomann, lo spedizioniere Ferruccio Bozzini, il professor Antonio Bratus.
Dal fronte
Nel corso della prima battaglia di Oslavia viene ferito gravemente alle gambe il marciatore Fernando Altimani, caporale dei granatieri, che non tornerà più alle gare.