Corrispondenti di guerra. Rive dell’Isonzo
Le campane lungo l’Isonzo non suonano ormai da lunghissimo tempo. Obici e pesanti mortai richiamano i fedeli all’Ave. Spaventoso. All’alba dopo le sei verso est la mitragliatrice infuoca il cielo, a mezzanotte si scatena il pandemonio. Rimbombano razzi illuminanti, incendi esalano fumo, la grandine di ferro spazza come nugoli di assettati calabroni le acque mosse dell’Isonzo smeraldino e colpisce crepitando un reticolato che cinge come una corona di sanguinose spine la grigia pietra del Carso.
L’Isonzo. Scorre e scorre, i ruscelli di sangue, che inzuppano intorno a lui quelle povere pietre, non se ne preoccupano. Schiuma di verde e di bianco in allegri vortici fino al mare, si allarga nella sabbia dell’avvallamento marino, acquieta le onde, in cui già pulsa il sale marino, distribuendole in diversi bracci che circondano le capanne di paglia dei pescatori. Nella rete della laguna davanti ad un mare infinito mosso da leggere onde blu l’Isonzo placa l’indole selvaggia della sua nascita.
Un tempo… era il mediatore del nostro amore, l’ambasciatore verso le regioni meridionali. […]
Si deve ancora superare la disperata solitudine del Carso. Pallidi villaggi si aggrappano a stradine bianche. Il paesaggio sembra ridotto in mille pezzi. Un mare immobile e una marea di pietre si è rovesciata nel fiume innervosito dalla costrizione delle rocce. Ma laggiù oltre la costa rocciosa si eleva l’altura fiorita di Gorizia; nel grigiore del mattino il treno corre come il vento davanti al casello, quasi soffocato dal tenero fogliame dei vigneti. A Gorizia le prime campane del mattino stanno già suonando, contadine portano sul capo avvolto in fazzoletti dai smaglianti colori ceste piene di fiori, una e fichi. Un profumo intenso di giardini stranieri, di fioriture e di maturazione penetra nello scompartimento e la sfera infuocata del sole scaglierà tra breve i suoi dardi incandescenti sul mare che lentamente sale.
Calmo, ampio, smeraldino scorre l’Isonzo verso la laguna. È il nostro ambasciatore nel paese degli italiani. L’Isonzo. Fiume amato, fiume di sangue, fiume irascibile. Le sue rive argini dell’Austria che si estendono dalle montagne al mare austriaco.
(Karl Marilaun. Feuilleton. Rive dell’Isonzo, in Scrittori austriaci sul fronte dell’Isonzo. Reportage del Kriegspressequartier. A cura di Marina Bressan ... Mariano del Friuli, Edizioni della Laguna, 2012, p. 81-83. Pubblicato su “Fremden-Blatt. Morgen-Ausgabe” del 15 marzo 1916)