Alice Schalek. Gorizia sotto fuoco

[…] in nessun luogo ho udito ridere tanto spesso come in questa settimana, da quando sono qui a Gorizia. È come se ognuno volesse fare ancora, in fretta, finché è in vita, quante più cose allegre gli è possibile. Ride, oggi, solo perché è ancora vivo. […]

Nel pomeriggio, i militari in permesso siedono al caffè e leggono di preferenza i giornali umoristici. Gli ufficiali vengono giù dalle trincee per amore del “Simplicissimus” e del “Muskete”. Questo caffè è sempre frequentato, nonostante che “lui” (“lui” è semplicemente il nemico) lo tenga spesso sotto il tiro di fucileria. Se il tempo è bello, i signori ufficiali siedono all’aperto davanti alla casa. Vi sono quattro file di tavolini. Solo a volte, quando arrivano le fucilate, la prima fila viene sgombrata perché il luogo è visibile. Dirimpetto c’è la via maggiormente presa di mira dal fuoco. Una tabella memorabile reca la scritta in tre lingue che avverte: “Chiusa. La strada è presa sotto fuoco”. Vicinissima c’è la cartoleria, dove due valorose ragazze, tenaci e impavide, mettono in vendita, da mesi, giornali, libri e fogli di carta da lettera per i guerrieri affamati di nutrimento spirituale. Una volta, proprio mentre sto comprando il mio giornale, odo un sibilo passare davanti alla porta aperta. la venditrice getta sul banco quel che stava incartando e si precipita fuori; da ogni porta accorrono altri curiosi. La folla si pigia guardando a bocca aperta. Anch’io naturalmente, ma un vecchio soldato croato della milizia territoriale mi impedisce, con la baionetta, di uscire. “No”, dice in un tedesco stentato, “viene subito altra”. E già, più veloce del pensiero, arriva fischiando la granata successiva. […]

Quando arriva un “calibro 28”, lo si sente in tutta la città. Fa un suono come se ti crollasse addosso il tetto della casa, indifferente dove possa scoppiare. Poco fa, ne è caduto uno sulla Posta. Due ufficiali che stavano imbucando le loro lettere hanno salvato a stento la vita. Entrano, subito dopo, ridendo, nella sala ristorante dell’albergo. “Che assurdità”, esclama indignato uno e ordina il tè, “che sciocchezza! Sparare su di me con l’artiglieria pesante! Non valgo tanto denaro! E proprio in un momento in cui ero del tutto innocuo, come un bambino”. Ridono ancora e prendono il posto per il tarocco. Poi si mettono a litigare perché uno di loro ha giocato male.

(Alice Schalek. Isonzofront. Marzo-luglio 1916, Gorizia, LEG, 2014, p. 38-39. Pubblicato su “Neue Freie Presse” del 7 aprile 1916 con il titolo In Görz [A Gorizia])

La mia guida mi accompagna all’albergo del Parco, che si trova proprio accanto al giardino pubblico. Mi dice che anche in questo albergo una signora è stata colpita da una pallottola di fucile entrata dalla finestra della sua stanza. E, poiché faccio un movimento involontario, aggiunge per tranquillizzarmi: “Ma lei ha una stanza dal lato sicuro, dove le granate non arrivano.

(Alice Schalek. Isonzofront. Marzo-luglio 1916, Gorizia, LEG, 2014, p. 31. Pubblicato su “Neue Freie Presse” del 7 aprile 1916 con il titolo In Görz [A Gorizia])