La notte di San Giovanni di Vann’Antò

La “notte di San Giovanni” che segna l’inizio della prima battaglia dell’Isonzo colpisce anche l’immaginazione del futurista e interventista siciliano Vann’Antò (Giovanni Antonio Di Giacomo, 1891-1960), che nel poemetto omonimo contenuto nella raccolta Il fante alto da terra ricorda l’assalto dalla prospettiva dei militari italiani, paragonando i fuochi e i fragori della battaglia a quelli della festa paesana della notte del 24 giugno:

Dove il fante accorre? – Mah!
Baionetta inastata, va
va va va va –
nulla nulla nulla sa.
[…]

Siamo al bello della festa
(la notte di San Giovanni):
quando scocca mezzanotte,
sparano i mortaretti.
[…]

Dove sono le bombe e i maschi?
dove sono le ruote di fuoco?
le fontane, le trombe, i razzi,
la testa mozza del Santo?
[…]

All’assalto! Savooooia!!”
Come l’incendio propagasi
dei fuochi d’artificio
montando nuvole effimere:
sotto appaion le luci
di clorato…: risplendono
nella furia del trambusto
le baionette alla luna.
Scoppiano urlano intorno
bombe, razzi allegrissimi
tra le grida e gli applausi
della canaglia impazzita;
s’aprono fiori, dolce-
mente negli angoli d’ombra,
fiori di timido rosso
negli angoli della notte.

Uomini furono e diavoli
intorno, sulla collina;
con mani d’acciaio lucide
con volti senz’occhi e voce.
Altri, pupattoli flosci
senza cuore e ferro,
sollevaron maniche, poi caddero…
Strisciando calarono
per canali di buio
ombre lunghe rettili
uomini.

(Vann’Antò. La notte di San Giovanni, in Vann’Antò. Il fante alto da terra. Milano, All’insegna del pesce d’oro, 1975, p. 43-55)