Testimonianze da Gorizia il 23 e 24 maggio 1915

Si propongono alcuni passi di diari, lettere e testimonianze di goriziani che raccontano la situazione in città al momento dell’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria-Ungheria. Alcune notizie risulteranno poi infondate, mentre la descrizione dello stato d’animo dei cittadini riflette l’orientamento politico degli scriventi.

La notizia della dichiarazione di guerra all’Austria si era diffusa in città, come un baleno, nel pomeriggio del 23 maggio. Quella notte la maggior parte dei cittadini non riuscì a chiudere occhio. Stavamo in ascolto ansiosi, a ogni piccolo rumore ci pareva di udire da un momento all’altro gli zoccoli della cavalleria italiana che entrava nella città abbandonata dalle autorità e dai sudditi austriaci. Il primo rumore che ci colpì fu all’alba del 24 una sorda lontana esplosione: saltava a Cormòns il terrapieno della linea ferroviaria dopo la partenza dell’ultimo treno per Gorizia-Trieste!

(Ervino Pocar)
23 maggio 1915 (Pentecoste). Dichiarazione di guerra. […] Durante la notte i pionieri fanno saltare il ponte sulla Versa. La linea ferroviaria da Gorizia a Cormòns distrutta.

(Lucia Bortolotti)
23 maggio. Festa di Pentecoste. Tutto è quieto. Si aspetta di ora in ora la dichiarazione di guerra. La sera si apprende che la decisione è stata presa.

(suor Virginia Peterlongo)
24 maggio (lunedì). Si vocifera che gli italiani sieno già a Capriva. Vengono distrutti i campanili di Cormòns, Mossa e Lucinico. S. Floriano e Lucinico vengono evacuati. Alla sera, verso le 8 ½ , parte l’Aurelio e la linea da Gradisca a Sagrado è distrutta.

(Lucia Bortolotti)
24 maggio. Lunedì di Pentecoste. Il silenzio delle campane, che tanto rallegravano il nostro cuore, ci annuncia la condizione di guerra. Eccoci alla spaventosa e temuta guerra! La popolazione è molto abbattuta. Tutto è agitato, tutto piange e trema. Nell’ospitale cominciano i preparativi pei casi di necessità.

(suor Virginia Peterlongo)
24 maggio, seconda festa di Pentecoste. L’Italia ha dato l’ultimatum all’alleato suo il nostro amatissimo imperatore Francesco Giuseppe e così ha intimato la guerra.

Siccome noi siamo vicine al confine con l’Italia, si teme assai che la guerra ci potesse arrecare dei gravissimi danni. Molti cittadini di Gorizia fuggono dalla città e vanno a trovare un luogo sicuro ove vivere senza timore di venir cacciati dai cannoni del nemico. Anche le nostre educande ci lasciano una dietro l’altra. I cittadini che si avvicinano al parlatorio, si meravigliano che noi non ci rechiamo altrove. […]

Oggi abbiamo tenuto le ore di adorazione innanzi al tabernacolo, cosicché dalle ore 5 di mattina fino alle ore 7 di sera stanno pregando innanzi a Gesù tre o quattro religiose per ottenere da Dio la grazia della vittoria dei nostri soldati, perché abbiano coraggio e valore di non lasciar passare l’Isonzo al nemico e così risparmiare Gorizia dall’invasione di lui.

(Cronaca del Monastero delle Orsoline)

Ai 24 corr. di mattina erano già Bersaglieri a Lucinico e sulla Mainizza ed ora son diversi giorni che si ode il rombo del cannone. […] Allo scoppio della guerra furono arrestati tutti i regnicoli ancor abili alle armi ed ora le donne, i fanciulli e i vecchi vengono rimpatriati per la Svizzera. […] Vengono giornalmente arrestati e internati tutti quei cittadini che nel passato si mostrarono per madama Polizia un po’ troppo italiani d’idee e appena uno si lascia cogliere in pubblico a parlare di cannoni e di movimenti militari viene subito sospettato per spia italiana, arrestato ed internato. Nostro padre, temendo di venir internato, partì per Vienna ancor domenica scorsa [23 maggio], per proseguire poi per la Svizzera.

(Arnaldo Mulitsch)
Il 24 maggio, seconda festa di Pentecoste, scoppiava la guerra e strade e ponti sull’Isonzo, bloccati in precedenza, venivano chiusi. Pazienza! la guerra poteva durare poco ed entro pochi giorni a Gorizia sventolerebbe il tricolore. Da lungo tempo gli animi erano tesi, le speranze, che avevano subito i contraccolpi delle notizie contraddittorie, si erano risollevate nei circoli irredentistici, erano crollate nello sdegno entro i cuori dei fedeli dell’Austria. La polizia era intervenuta con severo rigore. Lo stesso giorno e i giorni successivi numerosi cittadini venivano arrestati e tradotti nei campi di internamento. […]

Il 24 a sera si udì il cannone; pezzi da campagna tiravano da caverne scavate in alto sulle falde del Sabotino. Notizie varie si spargevano per la città: aerei italiani avevano bombardato a Monfalcone la stazione ferroviaria e la centrale elettrica […]

(Alfredo Fantuzzi)
Il 24 maggio 1915, allo scoppio della guerra tra l’Italia e l’Austria, a Gorizia cominciarono ad affluire i profughi dal Friuli. In casa nostra furono accolti due anziani coniugi di Lucinico, certo Stefano Zandomeni con la moglie Mariute, che rimasero con noi fino alla presa di Gorizia e ci furono di grande aiuto nei lavori di campagna.

Ci affezionammo agli Zandomeni come fossero nostri genitori, perché in casa eravamo rimasti soli: quattro fratelli e tre sorelle, tutti minorenni. La mamma infatti era morta il 4 gennaio 1911 in una tremenda ed atroce disgrazia sul San Marco; il nostro papà, quarantaquattrenne, vedovo e con sette figli, quale suddito austriaco, era stato chiamato alle armi ed inviato al fronte, quando l’Austria, in seguito all’attentato di Sarajevo, in cui rimasero uccisi l’Arciduca Ferdinando e la consorte, nel 1914 dichiarò guerra alla Serbia. Così rimanemmo soli.

Dal 24 maggio 1915 all’agosto 1916, cioè per diciotto lunghi mesi, continuammo a vivere nella nostra casa di San Rocco, via Grabizio, esposti a tutti i pericoli conseguenti agli scoppi di granate o di bombe d’areo.

(Nino Nardini)
Oggi dopo pranzo a le ore 2 e 23 entra mio padre (tutti intorno): – Grosse Massen Italianer über die Grenze! [Grandi masse di italiani hanno passato la frontiera! – Così diceva il telegramma giunto alla stazione ferroviaria di Gorizia Sud]. Tutti i ferrovieri devono ritirarsi velocemente a Prevàcina. Telegramma alla Meridionale. – Un buon passo in dietro! […]

Verso sera 3 aerei, uno anche bipl.

(Sofronio Pocarini)
Ricordo poi che mio marito raccontava delle prime granate italiane arrivate, subito dopo la dichiarazione di guerra, sulla sponda sinistra dell’Isonzo: i ragazzi correvano a raccogliere le schegge come un talismano, perché provenivano dall’Italia.

(Clelia Cassanego)
Dal 24 maggio alla metà di luglio seguivamo, chiusi in casa, le vicende della guerra, amareggiati e delusi perché le truppe italiane, sulla riva destra dell’Isonzo, non si decidevano ad attraversare il fiume e lasciavano che gli austriaci, ritornati sempre più numerosi con le loro artiglierie, occupassero saldamente la riva sinistra.

Ogni tanto Sofronio e io salivamo sul tetto (incoscienti) riparati dietro un comignolo con rischio di essere scoperti e fucilati per spie, stavamo a “vedere la guerra”, cioè le granate che esplodevano sul Calvario.

Quasi ogni sera si udiva la fitta fucileria dei due avversari che scambiavano i colpi tra una riva e l’altra dell’Isonzo. Mia madre diceva: “Ciò, anche ogi i ne spaca le nose” e la mattina trovavamo nel corridoio le pallottole che erano entrate dai due finestroni del tavolato. Per passare il corridoio e non esporsi si camminava a quattro gambe come i gatti.

(Ervino Pocar)

Fonti utilizzate:

Gorizia e l’Isontino nel 1915. Testimonianze inedite di Carlo Luigi Bozzi – Marino Di Bert – Alfredo Fantuzzi – Biagio Marin – Luigi Zoffi raccolte e coordinate da Carlo Luigi Bozzi per il cinquantenario dell’entrata in guerra. 5. suppl. a “Studi goriziani”. Gorizia, Biblioteca Governativa, 1965.

Cronache goriziane 1914-1918. A cura di Camillo Medeot. Scritti di Franco de GironcoliLucia BortolottiVirginia Peterlongo, Fausta PrezzaArnaldo Mulitsch, Tita FalzariRiccardo Del NeriClemente FurlaniFrancesco CastellizMercedes Baum – de Baguer, Giovanni Metzlik, Aloisia Ritter. Gorizia, Arti Grafiche Campestrini, 1976.

Ervino Pocar. Mio fratello SofronioGorizia, Cassa di Risparmio, 1976.

8-9 agosto1916. La presa di Gorizia. Immagini, documenti, memorie. Mostra allestita nel 70° anniversario. Catalogo a cura di Maria Masau Dan, Annalia Delneri. Gorizia, Provincia, 1986.

La Grande Guerra nella Cronaca del monastero delle orsoline di Gorizia. A cura di Lucia Pillon, in “Qualestoria”, 1998, n. 1-2, p. 397-470.